Abuso è un termine generico, con cui s’intende un’azione che è imposta ad una persona, che non ha gli strumenti, l’autonomia e la forza per opporsi. Il bambino non ha né la forza, né la capacità decisionale di accettare l’azione dell’adulto o di rifiutarla.
L’abuso sessuale avviene in vari modi: dalla penetrazione al rapporto orale, dai toccamenti alla masturbazione, dall’esibizionismo alla presentazione di foto o film pornografici, dai palpeggiamenti ad altro. Vi è una grande varietà di comportamenti.
Il percorso con cui l’adulto arriva all’abuso segue, di norma, una serie di comportamenti, che vanno dall’acquisizione della massima fiducia del bambino con regali e piccoli gesti di affetto, per passare all’atto e quindi all’imposizione del segreto con minacce di quanto è avvenuto.
Di norma la vittima si sente impotente di fronte all’abuso ed è profondamente spaventata dalle intimidazioni. In tale contesto il bambino vittima del pedofilo si sente “sporco”, cattivo” e anche responsabile di ciò che è accaduto.
Dove si annida l’abuso sessuale? – Tutti i giorni se ne parla. Le famiglie sono in ansia e in allerta, perché la possibilità dell’abuso sessuale è presente in ogni ambiente.
Se analizziamo le cronache recenti sugli abusi sessuali, vediamo che essi sono commessi nella grande maggioranza da persone “perbene”, “rispettabili”, o impegnate socialmente (animatori di gruppi, allenatori, responsabili di attività sociali).
Vi sono dei dati che mettono in allerta:
- in 6 casi su 10, il violentatore è un amico di famiglia, un vicino di casa o chi si prende cura dello stesso bambino;
- in 3 casi su 10 si tratta di un familiare (padre, fratello);
- è raro che la violenza venga da una donna. Eppure le statistiche attribuiscono alle donne il 14% dei casi di abusi sui maschi, e il 6% di abusi sulle femmine.
Le statistiche presentano solo i dati riconosciuti, ma vi sono tanti casi che rimangono nell’oscurità e che vanno ad ampliare il fenomeno che è presente più di quanto si creda, in particolare tra le mura domestiche e nell’ambito educativo.
Quali sono i sintomi del disagio dovuto all’abuso sessuale? – Se un bambino è vittima di abusi sessuali, manifesta una serie di sintomi di comportamento, che indicano il suo malessere e disagio che vive. Ne accenniamo solo alcuni, che appaiono a seconda dell’età e della personalità del bambino:
- il bambino è triste e tende ad isolarsi;
- manifesta dei comportamenti che in precedenza non aveva;
- senza una causa precisa, lamenta dei dolori e dei malesseri fisici;
- ha problemi di sonno, per cui si sveglia spesso di notte e dice di fare brutti incubi;
- diviene agitato e nervoso, senza motivo apparente;
- fa fatica ad andare alla scuola dell’infanzia o alle elementari e anche si rifiuta di frequentarla;
- mette in atto dei comportamenti seduttivi non consoni per la sua età;
- ha paura a rimanere solo in casa con un familiare (zio, fratello, cugino, nonno, padre…);
- manifesta paure nei confronti di un adulto (animatore sportivo, conoscente, capo scout, una baby-sitter…);
- presenta delle paure che prima non aveva mai avuto;
- mostra e si fa mostrare i genitali, di frequente e per lunghi periodi di tempo;
- passa del tempo a manipolare i genitali;
- in modo ossessivo, continua a fare domande relative al sesso, malgrado abbia avuto già la risposta;
- costringe i bambini a giocare al “dottore”;
- mima il rapporto sessuale o fa giochi, in cui si possono individuare comportamenti che simulano l’abuso sessuale.
Sono solo dei segni. Teniamo presente che un solo sintomo non può essere indicativo che il bambino abbia subito un abuso sessuale. Certo è significativo di un malessere e come tale va affrontato, sempre con delicatezza. Di norma occorrono più segni collegati tra loro per ipotizzare un possibile abuso.
Occorre, però, prima di arrivare ad una conclusione, consultare un esperto e farsi consigliare da lui.
Quali possono essere le conseguenze dell’abuso sessuale? – Le conseguenze dell’abuso sessuale dipendono dal grado di conoscenza del bambino, dalle caratteristiche dell’offesa e dalle reazioni che hanno le persone più importanti della sua vita. Questi fattori possono ridurre i danni e non esserci conseguenze negative a lungo termine, oppure lasciare profonde ferite nella psiche del bambino.
Sappiamo che la sessualità non si limita ai genitali, ma investe tutta la personalità del piccolo: comprende la sua fiducia in sé e nella vita. Le esperienze negative in quest’ambito, come l’abuso sessuale, vanno ad incidere sui differenti aspetti della personalità, in particolare sulle emozioni e sull’affettività.
Il bambino è costretto a tenere il segreto, e ciò produce sofferenza, paura, angoscia. Solo dopo il disvelamento di quanto è accaduto inizia a liberarsi. A volte occorre un lavoro psicoterapeutico lungo, perché il problema si stemperi e non lasci tracce deleterie per il futuro.
L’abuso più inquinante affettivamente è quello da parte di familiari (genitori, fratelli, ecc.).
Vi sono donne che, a fronte dell’abuso di un familiare (padre, nonno, fratelli, zii), solo dopo molti anni, in età avanzata, hanno perdonato alla loro madre, che pur sapendo, non ha voluto intervenire per non diffamare la famiglia. Quanto male si sono portate dentro e per troppi anni! La sofferenza indicibile di essere state abusate, moltiplicata dall’abbandono della madre o di altre persone che avrebbero dovuto intervenire.
Attenzione, però, a non vedere abusi in ogni comportamento. Mi ripeto: di fronte a dubbi, conviene sempre consultare un esperto in materia, che aiuti con equilibrio ad analizzare la situazione ed a suggerire gli interventi opportuni.
Vi sono altri comportamenti del bambino? – Durante le varie fasi dell’infanzia, a volte i bambini, sia maschi sia femmine, hanno le mani costantemente o spesso sul sederino o tra le gambe con atteggiamenti masturbatori e dondolatori. Rientra nella logica che il genitore possa andare in ansia e si chieda che cosa stia avvenendo.
Prima di fare interventi educativi violenti, occorre domandarsi quale periodo stia attraversando il bambino. Di norma, questi sono comportamenti che indicano stati di disagio, di ansia, di tensione. Qualcosa dentro di lui o fuori, nell’ambiente, non funziona, gli procura tensione, che il bambino scarica attraverso questi movimenti quasi automatici.
Sono un sintomo di malessere. Se la lettura dell’adulto è fatta con discrezione e osservazione attenta, lo stesso adulto si renderà conto di ciò che arreca tanto disagio e sarà compito suo cercare di eliminare ciò che dà fastidio al bambino dentro o fuori di lui. E’ l’adulto che deve trovare gli strumenti per distrarre e coinvolgere il bambino in altre attività (gioco, una passeggiata, una coccola, ecc.), o modificare l’ambiente circostante.
Il giocare con i genitali non va ripreso con aggressività e astio, come stesse facendo la terza guerra mondiale, che va bloccata fin da subito, ma con tranquillità, distogliendo la sua attenzione con altre attività, in cui lo stesso adulto si coinvolge.
In questo periodo i bambini possono attivare dei comportamenti circa l’uso dei genitali (sfregamenti con indumenti), che poi creano delle assuefazioni e nel tempo rientrano in tratti comportamentali di tipo ossessivo compulsivo. E’ indice di concentrazione su se stesso, di fissazioni, di limitazioni, di blocco dell’espansione della personalità.
Di fronte a questo malessere come si può intervenire? Ho potuto verificare che un buon training psicomotorio con personale esperto consente al bambino di ristrutturarsi, di affrontare gli oggetti interni ed esterni, che lo inducono a questi comportamenti e risolvere la problematica.
A volte assistiamo a comportamenti regressivi, come fare la pipì nelle mutandine o a letto, o voler dormire a tutti i costi nel lettone dei genitori, estromettendo, di norma, il padre. Ciò potrebbe essere espressione di gelosia, di paura di perdita della mamma e di paura della sua morte. In tale situazione il bambino tende a rafforzare il legame con la mamma, in modo ossessivo.
Occorre calma e fermezza, rassicurare con le parole e con il comportamento che la mamma c’è, c’è pure il papà, la porta della camera è aperta e vi è una lucetta accesa. Quella è la sua cameretta e quello il suo letto.
Ricordiamo che luce è vita e il buio è morte. Questo per gli adulti, a maggior ragione per il bambino. [Gilberto Gobbi, I bambini e la sessualità. L’educazione affettivo-sessuale d a 0 a 10 anni, Centro Studi Evolution, Verona 2008, pp. 107-111].
Gilberto Gobbi
Sorgente: L’ABUSO SESSUALE – Gilberto Gobbi | Tempo e Spazio. Il blog di Gilberto Gobbi